Servizi ecosistemici a supporto di strategie territoriali
I servizi ecosistemici a supporto di nuove strategie territoriali. L’esperienza piemontese.
di Giulio Gabriele Pantaloni (Dist-Politecnico di Torino)
L’articolo argomenta attorno ai servizi ecosistemici quali paradigma metodologico con cui interrogarsi, analizzare e valutare queste relazioni di scambi e di flussi tra montagna e pianura, individuandone nuove configurazioni e nuovi equilibri, con l’obiettivo di evidenziare il ruolo che le terre alte possiedono all’interno dell’intera area metropolitana torinese, fatta di interazioni reciproche tra più contesti. La ricerca promossa dal Politecnico è volta a definire metodologie operative per produrre “nuova conoscenza” a supporto di processi di governo del territorio orientati al contenimento del consumo di suolo e al buon uso di esso (saldo zero) ed a formulare Linee guida, Best practices e indirizzi normativi per modelli di rigenerazione urbana e territoriale.
Il binomio conflittuale naturalità e marginalità che contraddistingue alcuni dei territori montani della penisola, ha condotto negli ultimi anni a porre maggiore attenzione allo sviluppo socio-economico di tali contesti. Recenti provvedimenti quali il Testo unico in materia di foreste e filiere forestali1 e la “Legge Salva Borghi” stanno ridando voce alla montagna, che nel caso della Città metropolitana di Torino ricopre quasi il 50 % della sua superficie territoriale.
L’obiettivo di questi provvedimenti normativi è quello di investire all’interno dei contesti montani, non solo tramite la diffusione, ad esempio, della banda larga o altre reticolarità digitali e fisiche, ma agendo anche su temi come dissesto idrogeologico, riqualificazione del patrimonio immobiliare in abbandono e manutenzione del territorio, con priorità alla tutela dell’ambiente. Nel 95,1% dei casi, i Comuni montani piemontesi hanno popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, nell’85% dei casi hanno meno di 2.500 abitanti, nel 65,4% dei casi meno di 1.000. Inoltre, il 68,6% dei Comuni piemontesi con meno di 500 abitanti sono Comuni di montagna, mentre quelli con meno di 1.000 abitanti sono il 49,9%. È una situazione che si traduce in un forte disincentivo al ripopolamento della montagna, che implica una minaccia al mantenimento delle attività esistenti e di quelle di controllo, salvaguardia e di presidio del territorio (Crescimanno et al. 2010).
La frammentazione amministrativa che caratterizza il Piemonte assume nei territori montani il ruolo di ostacolo alla realizzazione di progetti integrati di area vasta e conduce piuttosto alla formazione di numerosi piccoli interventi che seguono una parcellizzazione degli interessi, non idonei a valorizzare e a mettere in rete le capacità di questi territori e di esprimerne il potenziale. Ripopolamento della montagna, nuovi posti di lavoro, servizi alla cittadinanza ed accessibilità sono i tasselli necessari al fine di accompagnare processi di “riscatto delle aree interne” (Perna 2016) e di “resistenza delle società locali” (Quaini et al. 2016) verso una nuova identità della montagna, quale luogo capace di offrire servizi ed opportunità nuove, all’interno di un sistema di relazioni tra territori montani e pianeggianti che assumono oggi nuove connotazioni.
A livello comunitario, sono state riconosciute alla montagna le proprie valenze in ambito economico, ambientale, energetico e culturale e quindi come riserva di risorse idriche, fonte di energia rinnovabile, e contenitore di biodiversità, oltre che come destinazione turistica. Questo ha condotto a riconoscere ed evidenziare la sensibilità di questi contesti alle trasformazioni indotte dai cambiamenti climatici (in montagna sono infatti presenti ecosistemi molto sensibili alle variazioni legate all’effetto serra, quali ad esempio i ghiacciai) che, seguendo uno schema circolare a catena, hanno conseguenze (alluvioni, periodi prolungati di siccità, ecc.) su tutto il territorio, fino ad interessare le zone di pianura (Crescimanno et al. 2010).
In questo senso le “Terre Alte” smettono di configurarsi come territorio marginale e periferico, ma diventano parte di un più complesso organismo, denominato metro-montagna, una forma urbana, non più identificabile in un insediamento agglomerato e circoscritto, ma assemblaggio di parti di territorio. Una sorta di mosaico formato da tessere diversificate e interagenti tenute insieme da una molteplicità di circuiti e di scambi (Decandia 2018). Tra questi ci sono gli scambi di servizi ecosistemici, i quali agiscono su equilibri essenziali per il benessere delle città, quali ad esempio servizi di approvvigionamento idrico e di regolazione delle acque erogati all’interno dei contesti di montagna. Strumenti e iniziative quali l’European Strategy For The Alpine Region (EUSALP) o l’Alpine Ecosystem Services – mapping, maintenance, management (AlpES) introducono i servizi ecosistemici quali paradigma con cui stimolare partnership e fenomeni di copianificazione transfrontaliera volte alla tutela ed alla valorizzazione dei contesti alpini che vadano aldilà dei limiti
amministrativi locali o nazionali.
La valutazione dei servizi ecosistemici Habitat Quality e Carbon Sequestration è stata effettuata utilizzando il tool SimulSoil6 , lascito positivo dell’esperienza condotta dal Progetto Europeo LifeSam4cp e sviluppato da CSI Piemonte, che integra nel software open-source QGis gli algoritmi valutativi propri di InVEST7 , apportando una serie di semplificazioni ed automatizzazioni del processo valutativo che lo rendono facilmente comprensibile e fruibile da parte dei molteplici stakeholders interessati dai processi decisionali di governo del territorio. La base dati sugli usi e sulle coperture del suolo utilizzata in entrambi i modelli è la Land Cover Piemonte 2010 messa a disposizione dal software SimulSoil, con dettaglio al quarto livello gerarchico e con una dimensione di pixel 5×5 nei territori provinciali. In merito alla modellistica, di cui segue una breve descrizione, è stata seguita quella contenuta nella User Guide8 di SimulSoil, senza apportare alcuna modifica ai dati di input. Il servizio ecosistemico Habitat Quality, uno dei principali riferimenti nella valutazione dello stato ecologico-ambientale dei luoghi (Assennato et al. 2018) in quanto è attraverso la conservazione di diversità biologica e genetica e dei processi evolutivi che viene supportata l’erogazione di funzioni regolative, di approvvigionamento e culturali svolte da altre tipologie di servizi ecosistemici. Il modello SimulSoil di HQ, si basa sull’ipotesi che le aree con una qualità degli habitat più alta ospitino una ricchezza maggiore di specie native mentre la diminuzione delle dimensioni di uno specifico habitat e della sua qualità portano al declino della persistenza delle specie (Fonte: SimulSoil User Guide). Per funzionare, il modello utilizza come dati di input sia valori (da 0 a 1) di qualità degli habitat in termini di compatibilità delle specie con ciascuna classe di uso e copertura del suolo, sia valori corrispondenti alle minacce. In particolare, per quanto riguarda le minacce, il modello genera una carta raster per ognuna di esse, in cui è rappresentato il livello di minaccia in funzione della distanza dall’impatto, del tipo di decadimento e della pressione sugli habitat. Quali fonti di minaccia, il modello identifica il sistema antropizzato, le aree agricole ed il reticolo infrastrutturale, generando come output la spazializzazione dell’indicatore Habitat Quality attraverso un valore indice da 0 a 1. Tale valore si riferisce ad ogni singola classe di uso e copertura del suolo, attraverso il quale è possibile ricavare un valore di HQ medio su scala comunale (Fonte: SimulSoil User Guide). Carbon Sequestraion, servizio ecosistemico di regolazione, è rappresentativo dei processi di cattura ed accumulo a lungo termine di anidrite carbonica o altre forme di carbonio presente nell’atmosfera. Il SimulSoil è un’applicazione informatica (nello specifico un tool del software open source QGis) che analizza le variazioni di valore derivate da trasformazioni d’uso del suolo, registrando la sensitività dei servizi ambientali erogati ai cambiamenti dell’uso del suolo. Il modello CS utilizzato dal simulatore è quello del “Carbon Storage and Sequestration”, che stima la quantità di carbonio stoccato in funzione della categoria di uso del suolo, con riferimento ai quattro principali serbatoi (pools) presenti in natura: biomassa epigea, biomassa ipogea, suolo e sostanza organica morta. I dati di input sono costituiti quindi dalla carta degli usi del suolo e dai valori di stoccaggio del carbonio associati alle differenti classi d’uso del suolo (divisi in suolo, lettiera, fitomassa ipogea e fitomassa epigea) mentre l’output fornito è costituito da mappe della quantità di carbonio immagazzinato dagli ecosistemi terrestri in termini di carbonio stoccato per pixel tonnellate/pixel). Da tale dato, attraverso la lettura dei raster, è possibile risalire inoltre al valore assoluto di carbonio stoccato all’interno di una determinata tipologia di usi del suolo o all’interno dell’intera unità amministrativa mappata (Fonte: SimulSoil User Guide).
Gli esiti della valutazione condotta nel contesto della ricerca Eco-Welfare, mostrano il ruolo significativo della montagna piemontese all’interno della Città metropolitana di Torino in quanto erogatrice di servizi ecosistemici che determinano conseguenze positive sui contesti di pianura. I dati rilevati dal campione d’analisi evidenziano che i Comuni situati in montagna godono di una qualità insediativa (in termini di valori ecosistemici) più elevata rispetto ai Comuni della pianura torinese. Il caso dei servizi ecosistemici Habitat Quality e Carbon Sequestration è rappresentativo di processi regolativi e di supporto alla vita che agiscono contemporaneamente sia a scala sovralocale sia a scala locale, determinando un innalzamento delle qualità ecologico-ambientali dei contesti insediativi locali. Il riconoscimento di questi processi e del fatto che questi agiscano, a senso unico, anche all’interno del contesto della pianura torinese è essenziale al fine di riequilibrare e innovare le relazioni tra città e montagna, direzionandole verso “forme di alleanze a geometria variabile” e verso rapporti basati sul mutual benefit (METREX 2006), sviluppando attività di cooperazione e di coesione territoriale (Decandia 2018) che mirino, ad esempio, a rinnovare connessioni fisiche e funzionale dei territori (si pensi al recupero di molte borgate riportate in vita e poste in collegamento con i centri di fondovalle tramite l’inserimento di altre funzioni) ed a ridefinire reti che connettono città e montagna in una dimensione globale (Corrado, 2018). Si necessita quindi di ricercare interazioni con bilancio di benefici positivo-positivo tra città e montagna, che non ostacolino la tutela delle qualità ecosistemiche ed ambientali delle terre alte, azione da perseguire anche attraverso il loro ripopolamento (le popolazioni di montagna possono esercitare un’importante azione di controllo sulle risorse ambientali, tra le quali quelle idriche in quanto si originano proprio in tali luoghi). Dalla valutazione risulta evidente che mosaicatura degli usi del suolo e la differente morfologia insediativa, più compatta e meno diffusa, che contraddistingue i piccoli nuclei e Comuni montani sono
alla base dell’erogazione di significative prestazioni ecosistemiche, con ricadute non circoscritte all’interno del limite amministrativo dei singoli Comuni e nemmeno ad altri limiti geografici volti a identificare in maniera distinta quello che è considerabile montagna e quello che è considerabile pianura.
La costruzione di nuove forme di cooperazione sovralocale (e transfrontaliera) è dunque un passaggio oggi fondamentale al fine di tutelare e valorizzare le qualità ecosistemiche di questi contesti. In tal senso, è comprensibile il perché di tutte le iniziative di livello comunitario e transfrontaliero che hanno come oggetto i servizi ecosistemici. Questi possono divenire uno strumento con cui sensibilizzare i diversi stakeholders, con il duplice obiettivo; offrire una serie di conoscenze, competenze e linee guida volte a costruire quell’insieme di iniziative volte alla valorizzazione delle capacità e delle potenzialità di questi luoghi e aumentare la consapevolezza attorno alla centralità e non più marginalità della montagna, riconoscendone valenze, benefici e diritti. La rilevanza che la montagna acquisisce, soprattutto nell’insieme di quei flussi di servizi ecosistemici essenziali per la qualità degli ecosistemi urbani, montani e vallivi potrebbe facilitare dunque un cambio delle tipologie di relazione territoriale ad una scala metromontana, riconfigurando assi strategici di sviluppo dei territori propri della pianificazione territoriale e strategica di livello metropolitano.