Agorà di discussione, teatri e laboratori di sperimentazione.
Nuovi modelli di sviluppo e prospettive future in luoghi riconosciuti:
I luoghi, specie quelli piccoli e marginali rispetto ai flussi di studiosi, viaggiatori e turisti, rappresentano nuove agorà di discussione sullo sviluppo locale e diventano teatri naturali dove divulgare e rappresentare opere artistiche o veri e propri laboratori di sperimentazione nei vari ambiti della cultura.
Così è stato anche per le produzioni di Melius, si pensi solo al recente passato con «Dante in Carnia – Folc lu ardi chel Dante! », mentre tra qualche settimana col medesimo l’impresa sociale avvierà delle riflessioni condivise su «Terre Alte tra Confini e Frontiere» coinvolgendo luoghi: Pontafel, Timau, Topolò, Prossenicco e Stolvizza.
Così è stato e sarà per Vicino Lontano/in Mont.
In questo momento, tra le numerose iniziative di qualità che si dispiegano sul territorio del Friuli Venezia Giulia ed in particolare montano, merita un rilievo Ephemera/ Festival di cultura immateriale.
Si tratta di un festival itinerante curato dalle appassionate e competenti Michela Lupieri, Eleonora Cedaro e Rachele D’Osualdo, che coinvolge piccole frazioni – come Villa di Verzegnis, edifici simbolici, compendi paesaggistici e rurali in cui si intrecciano diverse discipline, dalla danza alla musica contemporanea e sound art, dalle residenza d’artista alle mostre di arti visive, dai laboratori artistici per finire con quelli sportivi. Si potrebbe sintetizzare che ci si trova di fronte ad un articolato e vario programma di attività per “il corpo e per la mente”, cioè volto al benessere psico-fisico accanto al nutrimento dell’anima e del pensiero, inclusivo di persone e idee.
Ephemera si propone, infatti, di tessere profondi legami con i territori che attraversa, con il loro patrimonio naturale e artistico, la sua progettazione è rivolta alle comunità che abitano i suoi luoghi, per i “curiosi” di tutte le età e nazionalità e, in definitiva, per annullare le barriere tra le arti, fondere diverse tipologie di pubblico, promuovere un approccio inclusivo e libero alla cultura.
In particolare, a Villa di Verzegnis è stat proposta proposta una performance di danza contemporanea passeggiando liberamente in dialogo con le installazioni site-specific a cielo aperto nel Prato d’Arte. Non è forse noto ai più che questo sito appare unico in Friuli Venezia Giulia in qualità di progetto artistico, ideato dal collezionista italo-tedesco Egidio Marzona negli anni ’80 proprio nel paese di origine della sua famiglia, collocato nel cuore del borgo tra le Prealpi Carniche. Marzona a più riprese ha invitato alcuni tra i più importanti artisti internazionali della Land, Conceptual e Minimal Art a realizzare degli interventi, appunto, site-specific immersi nel contesto naturale del luogo, arricchendolo così di nuovi significati.
Opere di fogge differenti che, dislocate in punti diversi dello spazio, vanno letteralmente “scoperte” camminando: cercate, calpestate o attraversate. Ognuna di esse è un dispositivo di osservazione sul paesaggio, punto privilegiato da cui contemplare il contesto naturale e riflettere sull’insieme delle relazioni che si instaurano.
Proprio a questo proposito Marta Melucci, ideatrice e coreografa delle performance che si realizzeranno nel compendio sostiene che «il minimalismo delle sculture contemporanee si accosta all’ambiente caratteristico della località montana, creando un’interessante fusione di opposti: precise forme geometriche accostate a quelle più casuali degli elementi naturali, essenzialità e ricchezza di tradizione, suggestioni concettuali e rimandi ad una fisicità istintiva (..) questo insieme ha guidato la scelta coreografica nell’accogliere la varietà di elementi per indagare come naturale ed artificiale possano colpire la nostra sensibilità.»
Ecco, questo tipo di azione culturale rappresenta un approccio virtuoso che, assieme alle altre esperienze che hanno preceduto il festival e, ovviamente, a quelle che seguiranno, permettono ai territori di immaginare ed immaginarsi facendo leva sui patrimoni identitari che li caratterizzano: sull’autenticità che contengono in termini di lingua, paesaggio, storia, arte, architettura, di sapere e saper fare, di produzioni, insomma quella complessa «costruzione sociale» realizzata nel tempo e le risorse specifiche (specific assets) che non sono presenti e -soprattutto- non sono trasferibili, in altre aree.
Quando si parla di sviluppo locale e di capacità di porsi in relazione con i flussi e la dimensione globale si parla proprio di questa doppia proiezione: tutelare, valorizzare e far vivere i patrimoni che ci contraddistinguono e, di riflesso, comunicare e stabilire rapporti con l’esterno per poter attrarre o trasferire conoscenze e beni. Del resto, mettere al centro della riflessione i luoghi e le comunità, i primi custodi dei patrimoni e attori delle politiche di sviluppo locale, sollecita a riflettere sui tratti identitari e autentici delle comunità stesse, in un lavoro di contrasto alle derive e agli oblii.
“La presa di coscienza” del luogo appare uno degli esiti più emblematici che la somma degli eventi promossi da circoli culturali, associazioni artistiche, imprese sociali, fondazioni, gruppi sportivi sono nelle condizioni di promuovere ed affermare.
Il sociologo, filosofo e accademico polacco Zygmunt Bauman riflette sulla circostanza secondo cui «l’esperienza umana viene raccolta, la sua condivisione organizzata, i significati concepiti, assorbiti e negoziati attorno ai luoghi» e, pertanto, «è dai luoghi e nei luoghi che pulsioni e i desideri umani nascono, vivono nella speranza di essere soddisfatti» e, quando ciò non avviene, non di rado purtroppo, «rischiano una frustrazione».
Gli eventi culturali strutturali e continui, distribuiti e integrati nelle geografie che attraversano, costituiscono una forza poliedrica costituita da una pluralità di facce dove convivono esperienze, modalità di relazione e ipotesi di lavoro e proprio questa molteplicità strutturata contiene in sé la forza visionaria e pragmatica capace di soddisfare desideri e speranze di futuro dei luoghi e delle persone che li abitano.
Maurizio Ionico
Giugno 2022