Friuli: Slow Food della Carnia e del Tarvisiano
«Salvaguardare la terra che calpestiamo è importante. Spesso ci adattiamo a logiche economiche di larga scala, quando invece dovremmo guardare al valore delle attività locali, che agiscono nel rispetto delle relazioni e dell’ambiente». A parlare è il fiduciario Slow Food della Carnia e del Tarvisiano “Gianni Cosetti”, Marino Corti. L’associazione no profit – nata nel 1986 per iniziativa del gastronomo, attivista e scrittore Carlo Petrini – si è fatta conoscere a livello internazionale grazie alla sua opera in difesa della sostenibilità e della cultura alimentare; la sua presenza è consistente anche in Friuli – Venezia Giulia, dove lavora da anni per la valorizzazione delle eccellenze locali. « Tutto l’arco alpino è estremamente ricco di biodiversità e custodisce delle tradizioni secolari, specialmente per quanto riguarda la zootecnia, bovina, ovina e caprina – continua Corti -. Nel nostro territorio abbiamo la fortuna di avere moltissimi presidi: persino nel 2020, in piena pandemia, ne abbiamo riconosciuti altri 4».
Le piccole produzioni, dal cavolo cappuccio di Collina all’aglio di Resia, passando per le mele antiche e il Formadi Frant, costituiscono una ricchezza per la montagna friulana e possono rappresentare un’importante risorsa per uscire dalla crisi economica che stiamo vivendo. «Questo periodo – sostiene infatti il fiduciario – ci ha insegnato quanto siano importanti i negozi di prossimità e le aziende del territorio; sono delle buone pratiche che noi, come associazione, vogliamo promuovere e sostenere. Dobbiamo puntare su alimenti di qualità, che possono non solo essere venduti ai consumatori, ma anche utilizzati dai ristoratori, per dare una connotazione unica ai piatti offerti dalla nostra terra». L’Alto Friuli ha un paesaggio ancora in larga parte incontaminato e ha tutte le potenzialità per diventare una meta d’elezione per le persone interessate a un turismo lento e sostenibile. Se a questo si unisse una cucina ricercata, fatta di antiche tradizioni culinarie e sapori inconfondibili, l’indotto della montagna friulana potrebbe aumentare in maniera consistente.
Mai come adesso ci si concentra sul tema della salute; la lotta alle malattie passa prima di tutto per la prevenzione, che si può fare anche a tavola, attraverso i cibi che scegliamo. «La nostra salute dipende da cosa mangiamo – afferma con sicurezza Corti –, perché siamo ciò che assumiamo: se privilegiamo alimenti di qualità, con buoni apporti nutritivi e realizzati in modo sano, tutto il nostro fisico ne trarrà enormi benefici. Ma c’è anche un altro elemento da considerare: non è importante solo cosa mangiamo, ma anche come mangiamo». I pasti – troppo spesso consumati in fretta, magari fissando uno schermo – dovrebbero invece costituire l’occasione per dedicare un momento a se stessi e alle persone care. Essere “slow” significa anche ritagliarsi del tempo per stare insieme alla propria famiglia, parlare, condividere la propria giornata.
Fondamentale è anche la filiera: più è corta, meno passaggi si frappongono tra la mano che produce e quella che acquista; quando tra produzione e vendita ci sono tanti intermediari il prezzo lievita e chi ci rimette di più sono il primo e l’ultimo anello della catena.«Ultimamente ci siamo accorti che per mettere in contatto diretto produttori e consumatori la tecnologia è utilissima – dice il Fiduciario –. Sia per quanto riguarda l’e-commerce sia per quanto riguarda la pubblicità, essere presenti on-line è importantissimo». A utilizzare i mezzi informatici per farsi conoscere sono soprattutto i giovani, che, negli ultimi anni, stanno sempre più guardando al passato e al recupero delle tradizioni locali. «Nelle malghe delle nostre montagne – conclude Corti – ci sono già molti ragazzi preparatissimi, che fanno formaggi di qualità, con una grande attenzione per l’ambiente, l’igiene e la salute. Le nuove generazioni sono il futuro di una comunità e vederle ritornare a lavorare sulla nostra terra è una soddisfazione bellissima».
Veronica Rossi