Friuli: Gli ultimi. Ricerca sui negozi di prossimità nell’ambito della montagna friulana
Il lavoro di ricerca che viene qui introdotto è stato effettuato da Cramars società cooperativa sociale in collaborazione con Melius srl – impresa sociale. Il bando di finanziamento è quello proposto nel 2020 da Fondazione Friuli sul tema del Welfare. La proposta è stata presentata da Cramars soc. coop. e denominata “Innovalp Experiences – Forme di welfare comunitario”. L’azione progettuale era articolata e comprendeva una serie di attività di cui la presente ricerca è solo una parte di un lavoro più complessivo. La presente relazione introduce il tema dei presidi territoriali rappresentati dai “piccoli negozi” nei territori marginali, che descrivono bene il tema delle “imprese di comunità”, non nella forma giuridica, quanto nella sostanza. Il legame imprescindibile comunità-negozio/punto vendita è stato ancora più evidenziato dal periodo pandemico che ha profondamente rinsaldato il vincolo di necessità e risposta ai bisogni dei due soggetti. Le stesse interviste ai titolari e gestori di 52 negozi, parte di una platea più vasta di soggetti coinvolti nell’attività di ricerca, localizzati nelle tre Aree Interne del Friuli-Venezia Giulia, le Valli e Dolomiti friulane, Carnia e Canal del Ferro-Val Canale, realizzate in presenza e a distanza, non solo confermano l’esistenza del legame ma mettono in luce il desiderio di consolidare le relazioni tra la comunità locale e il negozio. Tra gli elementi di maggiore interesse che l’interlocuzione con gli attori commerciali ha messo in evidenza, e che indicano una delle strade possibili per assicurare struttura alla comunità, è la considerazione secondo cui i territori denominati Aree Interne dispongono di un humus culturale ed una esplicita propensione per essere luoghi dove sperimentare e praticare l’innovazione sia di natura sociale sia economica. Un’innovazione che comporta il ridisegno dei tradizionali rapporti tra pubblico/privato e tra privato/privato. Non sono poche le piccole imprese intervistate che hanno iniziato a ripensare alla catena di produzione del valore economico e sociale del loro punto vendita. Hanno, seppur in forme differenziate, adattato il modello e l’organizzazione al contesto reale di vita sociale e lavorativa ed in fun-zione del luogo e dei bisogni delle comunità in cui sono inseriti. Altre imprese si sono poste questo obiettivo e si sono rese disponibili ad adeguare i propri spazi, a ripensare al business e a integrare i servizi tradizionali in modo da consentire la sopravvivenza della propria azienda e, al tempo stesso, rafforzare le relazioni con la comunità costituita dagli abitanti e, non di rado, da viaggiatori e turisti. L’intenzione di procedere verso modelli organizzativi e gestionali nuovi, richiesti dalla multifunzionalità del punto vendita, appare come un’ipotesi non strettamente ancorata alla necessità di resistenza quanto un orizzonte plausibile per garantire futuro e redditività all’intrapresa senza smarrire il radicamento comunitario.
Dalle interlocuzioni emerge l’orgoglio degli operatori e la loro intenzione, malgrado tutto, di rivolgere un vero e proprio atto di fede nella società e nelle istituzioni, di porsi in un cono di luce che spinge a ragionare e a costruire in questa stagione dove il tempo sospeso e quello accelerato si fondono e confondono (parafrasando Jean Baudrillard), le ragioni del proprio futuro e quello degli altri. Si tratta di non disperdere questo patrimonio di valori, sociale ed economico.
A partire dai risultati della seguente ricerca, possiamo sintetizzare dei passaggi rilevanti: riguardo la presenza dei negozi di prossimità nelle realtà montane caratterizzate da fenomeni di regressione demografica, è necessario che il settore pubblico si faccia carico di queste piccole realtà, poiché elementi di presidio, coesione e attrattività territoriale. Risulta importante adottare nuovi modelli di organizzazione territoriale del commercio, come i “Distretti commerciali di valle”, e connetterli con il nuovo assetto della promozione turistica, attraverso la costituzione del “Distretto dell’attrattività territoriale”. Riguardo il profilo dei negozi di prossimità, possiamo affermare come questi, durante il periodo di lockdown, siano stati in grado fin da subito di offrire una pluralità di servizi e di porsi, quindi, in un’ottica di plurifunzionalità. Inoltre, risulta necessario “riportare a monte” alcune tipologie di servizi, quali quelli postali e bancari, che progressivamente erano stati spostati a fondovalle. Ciò è possibile ed auspicabile attraverso la creazione di nuove forme flessibili in cui i negozi plurifunzionali avrebbero un ruolo centrale. Al fine di migliorare le relazioni tra clienti, potenziali clienti – abitanti, famiglie e viaggiatori – e negozi, è necessario che venga considerato l’utilizzo e la mediazione della tecnologia digitale: ciò, in particolare, distribuendo smart assistant alle famiglie e creando vetrine digitali dei negozi.
Stefania Marcoccio
Presidente di Cramars Società Cooperativa
Da questo link è possibile scaricare il file Pdf della ricerca Gli Ultimi.