Friuli: Tradizioni, arti cultura e identità
Tradizioni, arti cultura e identità – Dialogo informale fra Narrazione, Creazione e Analisi.
Incontro reale e virtuale in forma di dibattito fra tre ruoli fondamentali in un evento espositivo: la produzione artistica, la comunicazione ed il management. Sinergia mirata ad una produzione culturale di alto livello che offra spunti di conoscenza e riflessione e contemporaneamente mantenga vivo il legame di una comunità con la propria dimensione di identità e ricerca.
Narrazione:
L’apertura di Falisçhis, mostra collettiva e spontanea di alcuni artisti carnici, spinge a numerose riflessioni potentemente intersecate fra loro e originate da molteplici punti di vista. Questo vuol dire che l’azione culturale è stata efficace, non ha mosso solo le coscienze e le emozioni, ma anche dei ragionamenti.
Nonostante si parlasse di falisçhis, di impalpabili brandelli infuocati che ricadendo intorno alla disperazione e allo sbigottimento hanno ricordato quanto sia effimera l’impresa umana, ogni parola detta davanti alle opere in mostra era per il futuro. Per la ripresa, la ricostruzione di quella storica attività artigiana di Invillino, nata nel 1964 grazie al coraggio intraprendente di Tomasina Da Ponte.
Quando abbiamo visto lo stabilimento in cenere, davanti alle braci fumanti dei telai dove da decenni i Tonon si ostinavano a intessere i motivi tradizionali carnici siamo rimasti sgomenti e deprivati. Quei tessuti rappresentavano una parte della storia laboriosa della Carnia, ne erano il racconto segreto, nascosto nelle geometrie dei loro disegni. Ogni tessuto, ogni passaggio della navetta raccoglie il pensiero e gli auspici del tessitore, per tramandarli a ignoti/ignari posteri.
Pare che queste valli, che negli anni hanno visto chiudere e migrare la gran parte dei propri artigiani, non possano tollerare che questo sia l’ultimo capitolo del libro, non sono disposte a leggerne l’ultima pagina.
Creazione:
Non è un caso che degli artisti si siano sentiti chiamati in causa: sempre più l’artista cerca nel gesto antico la conferma della modernità del proprio fare. Dai tempi della Gestalt il gesto spontaneo o abitudinario del lavoro diventa forma espressiva, che trova nell’Informale la sua massima realizzazione. La materia -in tutti i suoi stadi formali- conserva qualcosa che nulla può distruggere, nemmeno la violenza degli elementi: gesti e significati. Questi sono il patrimonio comune dell’arte e dell’artigianato in un continuo e fertile gioco di interscambio, da cui resta estranea ogni altra produzione seriale. L’identità culturale di una comunità è data specialmente dalla conoscenza, dalla memoria e dalla fruizione di questa simbiosi indispensabile, all’interno della quale il conoscere ed il riconoscere generano quelle certezze necessarie ad un popolo. La nostra lingua, per esempio, che di questi tempi è caricata – anche artificialmente- di un ruolo così enfaticamente primario, serve a raccontare e descrivere delle realtà, fra le quali le arti e l’artigianato: se viene meno uno di questi elementi, la lingua -che già fatica a tenere il passo con la modernità- giocoforza si impoverisce, innescando un meccanismo involutivo per cui, se nessuno più racconta una cosa, quella sparisce.
Analisi:
Riprendere dopo un robusto incendio e nell’ambito di una crisi industriale non è facile. Vale per tutti e vale per la Tessitura Carnica. Ma rimettere in moto questa produzione, magari aggiungendo connotati nuovi sotto la spinta delle tecnologie e dell’innovazione, attraverso l’intervento mirato della finanza regionale e di altri operatori, appare un passo importante non solo per chi vive e lavora nelle aree interne. Vedo come imprescindibile l’apertura di un tavolo permanente sulle produzioni che rappresentano storie e tradizioni locali nell’obiettivo di riprendere in mano produzioni come quella della Tessitura e riaprire laboratori ed impiegare persone che “sanno” e che “sanno fare”. L’obiettivo della riapertura non è ovviamente scontato. Ma riuscire a farlo rappresenta, oggi, una scelta dove il valore simbolico si sposa con la convinzione che quanto di più autentico risiede nel territorio rappresenta un fattore concreto di riconoscibilità e competitività. E un esempio da imitare in altri ambiti e settori dopo che una errata interpretazione della contemporaneità li ha lasciati ai margini, e lentamente, sparire.
Narrazione:
Io penso che l’inconscio collettivo di questi luoghi sia profondamente legato ai propri elementi identitari come ai chiodi piantati dai primi scalatori di una parete rocciosa. La rassegnazione con cui si è guardato all’emigrazione, alle scuole vuote e chiuse, all’accanimento insistente della normalità, ha trovato un limite. Come se la vista della perdita di quel baluardo della tradizione fosse intollerabile e non si potesse parlare che di ricostruzione, mentre ancora i pompieri finivano il loro lavoro.
E che questo sentire sia collettivo lo dimostra lo slancio di tutti, fra i quali la voce degli artisti ha proposto con la sua mostra una forma di esorcizzazione dell’accaduto: un rito doppiamente liberatorio in tempi fustigati come gli attuali.
Creazione:
In un clima di inaridimento globale del pensiero l’unica reazione possibile è quella di trovare dei fattori comuni di identificazione che rispondano all’esigenza antropologica di riconoscersi nei propri luoghi e nei propri gruppi. Le conoscenze della produzione artistica, poetica e artigianale sono denominatori che, a differenza di altri, attribuendo un alto grado di conformazione ad una comunità, la rendono unica e tipica ai propri occhi e a quelli degli altri.
Analisi:
Il punto importante delle storie individuali è riconducibile allo straordinario incrocio del “sapere” e del “sapere fare”: è attorno a queste due radici della conoscenza e del lavoro che è possibile creare laboratori, innovazioni, occupazione. Vale per ogni tipologia produttiva come è valso per la tessitura. Vale oggi, come valeva ieri, disporre di competenze che si propongano non solo di mettere a disposizione di una comunità larga un bagaglio di conoscenze ma, e questo rappresenta un aspetto decisivo, di saperle incrociare nella realizzazione di impianti e porle in relazione ai mercati. La tessitura è contemporaneamente arte e creatività che, per assegnare un senso al sapere e al lavoro di quanti se ne occupano, deve saper orientare fin dove è possibile e corrispondere, più pragmaticamente, ai gusti, agli stili, ai desideri, alle percezioni dei consumatori, interni ed internazionali. Una tessitura radicata nel territorio e generatrice di arte rappresenta un tratto dell’autenticità del luogo e di riconoscibilità della comunità nel tempo dell’economia-mondo e dei flussi che si muovono senza limiti di spazio e di tempo. Se il successo dei territori nel contesto della competizione tra sistemi regionali risiede nelle possibilità di stabilire un nesso strutturale tra la dimensione globale e il contesto locale, per non essere attraversati e subire fenomeni di marginalizzazione, la Carnia lo può fare anche attraverso la cultura e la manifattura propria della sua storia e della maestria delle donne e degli artigiani che hanno saputo fabbricare scialli e costumi, lenzuola e coperte, asciugamani e tovaglie ben intessute e decorate.
Narrazione:
L’attaccamento alle radici della propria cultura rappresenta una forza vitale inestimabile, la tolleranza con cui esso viene condiviso con chi giunge da “fuori” è ulteriore tesoro.
Creazione:
Certo, pensiamo che Tomasina, veneta di origini, ha saputo captare proprio l’alto grado di conformazione delle montagne dov’era capitata e riproponendo quegli antichi stilemi nel loro stesso ambiente ha raccolto un successo inaspettato: evidentemente la “Tessitura Carnica” rispondeva anche ad un forte bisogno di identificazione.
A questo stesso bisogno rispondono attività come Falisçhis, che non si limita a sottolineare il valore del patrimonio culturale di una regione ma anche contribuisce a proporre un modello identitario vivo e proiettato verso il futuro, su cui continuare a lavorare…
Tolmezzo, 8 marzo 2021
Narrazione – Silvia Tullio-Altan
Creatività – Luciano Martinis
Analisi – Maurizio Ionico
Video – Enrico Micelli