Trentino – Ricordiamo Agitu, una donna speciale
Leader in Etiopia nella lotta contadina contro il land grabbing delle multinazionali, scappa in Italia dove diviene simbolo dell’economia sostenibile e della riscoperta del territorio di cui dà esempio con la conduzione di un’azienda agricola nei monti del Trentino.
‘Cosa consiglio ai giovani? di fare ciò che piace e non seguire mai il calcolo economico. Se quello che piace ti fa stare bene, allora il 90% del lavoro è fatto, ci metti tutta l’energia e ce la fai. Soprattutto che facciano una cosa che parta da un’idea positiva, qualcosa che possa fare bene a tutti’.
Rispondeva così Agitu Ideo Gudeta al Festival di Internazionale nel 2017 a cui era stata invitata, allora già vincitrice del premio della Resistenza Casearia conferitole da Slow Food. Il video riprodotto sopra è stato realizzato da Slow Food Italia, noi ne presentiamo un estratto, mentre qui trovate la versione integrale.
La lotta contro il land grabbing e il ritorno in Italia
Rientrata in Etiopia alla fine dei suoi studi per realizzare progetti di agricoltura sostenibile, è costretta a scappare dal suo paese d’origine perché perseguitata dal governo militare a causa della sua lotta contro il land grabbing delle multinazionali; colossi olandesi, americani, indiani, francesi, con la connivenza del governo, si accaparrano le piccole terre dei locali per produrre fiori, canna da zucchero, mais, olio di palma etc da esportare all’estero. Agitu in Etiopia rischia la vita affinché i contadini possano auto-coltivare i terreni e possano produrre cibo per la popolazione locale. Non può non stupirsi, al suo arrivo in Italia, di fronte all’ingente abbandono di ettari di terra nelle alte e rigogliose montagne trentine. Siamo nel 2010, un periodo in cui la crisi economica sta piegando le famiglie.
La capacità di rileggere il territorio
Il suo sguardo interculturale, maturato con le popolazioni nomadi delle terre aride africane, durante le sue esperienze di ragazza alla pari nei caseifici francesi e i suoi percorsi di studi a Trento le dà la chiave per rileggere il territorio alpino.
‘Osservo un sacco di risorse non sfruttate, a 700 metri i terreni abbandonati e a casa i ragazzi che non lavorano, non è ammissibile‘. Agitu scrive un progetto per il recupero delle terre incolte e si rivolge alle famiglie del luogo per chiederne l’utilizzo. In principio riscontra diffidenza ma non demorde. In tutto ciò che fa ci mette amore e ciò, dice, le dà una grande forza. Inizia la sua attività portando 15 capre al pascolo e contribuisce in questo modo a pulire i terreni abbandonati. Anno per anno riesce a conquistare la fiducia delle persone che riconoscono che il suo lavoro è utile non solo a lei, ma alla collettività. ‘All’inizio sono diffidenti ma poi ti aprono tutto’. E’ così che partendo dal niente, Agitu costituisce un’impresa e alleva allo stato brado quasi 200 capre, tutte chiamate con un loro nome. Crea un caseificio di qualità e si dedica alla produzione di formaggi, aromatizzati tra l’altro con le erbe di stagione da lei raccolte.
Un esempio di business sostenibile
Il suo prodotto inizia a essere richiesto fuori regione ma Agitu sostiene il legame con il territorio perché crede in un’economia diversa, sostenibile e solidale.
‘I trentini devono iniziare a consumare il loro prodotto’. I suoi clienti appartengono alla comunità locale e possono così conoscere la storia del formaggio proprio perché hanno la possibilità di osservare il processo di produzione; possono vagliare che il cibo è sano e presidiare il rispetto dell’ambiente in una logica di corresponsabilità.
‘Ha senso ciò che facciamo se è armonico con il territorio. Non posso sottrarre risorse per produrre, dev’esserci un equilibrio tra il dare e il ricevere. Noi pascoliamo con le capre e le capre concimano il terreno. Quando camminano i piccoli ruminanti ossigenano il terreno quindi anche l’acqua quando arriva penetra.[…] Il formaggio c’è fino a quando c’è erba. La gente si deve abituare che c’è la stagionalità del prodotto. Il formaggio d’inverno non c’è. Quando la natura si ferma ci fermiamo anche noi.’ Attraverso la sua azienda Agitu vuole anche coinvolgere la popolazione in un processo di educazione alla sostenibilità, intesa sia come rispetto dell’ambiente che dei diritti umani.
Un approccio coerente, dalla lotta al land grabbing alla stagionalità del prodotto
Non è accettabile che gli animali producano 365 giorni all’anno. Non possiamo somministrare i cereali agli animali mentre dall’altra parte del mondo muoiono le persone. In molte parti del mondo i contadini vengono espropriati delle loro terre e non vi è sufficiente produzione alimentare. Le tenute sono spesso impegnate per la coltivazione di materie prime agricole (con alta resa energetica) o di foraggi destinati all’alimentazione di animali allevati in condizioni innaturali e la cui carne viene consumata dalle popolazioni dei paesi ricchi e emergenti.
Vincitrice della bandiera verde di Legambiente, Agitu ha saputo rileggere un territorio e portare una testimonianza positiva di come si può agire in modo armonico con l’ambiente, allearsi con la comunità e operare nel rispetto di principi di giustizia sociale di ampio respiro.
La sua forza, il suo amore incondizionato e il senso di comunità
‘Dalla cultura africana quello che mi sono portata è la mia infanzia, il vivere in comunità. A casa mia le porte sono aperte. La gente deve vivere in comunità. Io vengo da fuori ma la solitudine non la soffro. Questa cosa la sento come una grandissima ricchezza, ogni persona che arriva ti lascia qualcosa.
‘Dal mondo europeo invece ho assimilato di darsi i tempi, il fatto di organizzarsi. Questo aiuta a raggiungere gli obiettivi’.
L’idea del bene comune, il senso di comunità, e l’amore riposto nelle sue azioni ha permesso a Agitu di creare la fattoria biologica ‘La capra Felice‘. E se anche ora non c’è più, perché brutalmente rubata alla vita, ciò che ha costruito potrà continuare il suo corso grazie a una raccolta fondi organizzata da chi le stava vicino che servirà anche a trasferire la salma nella sua Etiopia.
Fra le varie testimonianze di stima, ammirazione e affetto che circolano sulla rete dopo la tragica morte di Agitu, il cartoon realizzato per lei da Makkox e pubblicato sul sito di La7 rappresenta un sogno del sogno, la storia di Agitu come tutti vorremmo fosse andata.
Antonietta Cannizzo
Una tristezza infinita, constatando che la logica del profitto si scontra sempre von il buono, il fiducioso, l’altruista che pensa non prima a se stesso, ma alle masse deboli ed indifese. Non solo tristezza, ma molta jndignazione. È morta una donna coraggiosa, non dimenticatelo !