Manifattura: il caso della Tessitura Carnica
Storie di persone, di manifattura e di territorio. Il Caso della Tessitura Carnica.
Maurizio Ionico
La storia del lavoro e dei territori è profondamente legata alle storie delle persone. Le intuizioni, la creatività e la laboriosità delle persone verso un prodotto o una produzione hanno segnato il processo storico e l’evoluzione di un territorio al punto diventare – i prodotti e le produzioni – un fattore di riconoscibilità dei luoghi e motore di attrattività territoriale. Quindi, non solo rappresentanza simbolica ma a tutti gli effetti un patrimonio vissuto dalle comunità locali. Del valore di Jacopo Linussio che si è manifestato nella prima parte del XVIII secolo si sa molto, come sono riconosciute le sue capacità di creare una manifattura tessile in grado di trasformare un intero territorio e di promuovere lavoro per molti. Forse non si conosce a fondo Tomasina Da Ponte Tonon, la sua passione e le doti nell’”arte del téssere” sia il lino che la canapa, le lane, le bavelle e le sete che, trasferite in un territorio, la Carnia, hanno permesso nel dopoguerra di realizzare una manifattura in continuità con la tradizione e la storia linussiana e con quella della Serenissima Repubblica veneziana e della Valcalda.
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Il punto importante delle storie individuali è riconducibile allo straordinario incrocio del “sapere” e del “sapere fare”. E’ attorno a queste due radici della conoscenza e del lavoro che è possibile creare laboratori, innovazioni, occupazione. Vale per ogni tipologia produttiva come è valso per la tessitura. Infatti, vale oggi, come valeva ieri, disporre di competenze che si propongano non solo di mettere a disposizione di una comunità larga un bagaglio di conoscenze ma, e questo rappresenta un aspetto decisivo, di saperle incrociare nella realizzazione di impianti e di porle in relazione ai mercati. La tessitura è contemporaneamente arte e creatività che, per assegnare un senso al sapere e al lavoro di quanti se ne occupano, deve contemporaneamente saper orientare fin dove è possibile e saper corrispondere ai gusti, agli stili, ai desideri, alle percezioni dei consumatori, interni ed internazionali. Una tessitura radicata nel territorio e generatrice di arte rappresenta un tratto dell’autenticità del luogo e di riconoscibilità della comunità nel tempo dell’economia-mondo e dei flussi che si muovono senza limiti di spazio e di tempo. Se il successo dei territori nel contesto della competizione tra sistemi regionali risiede nelle possibilità di stabilire un nesso strutturale tra la dimensione globale e il contesto locale, per non essere attraversati e subire fenomeni di marginalizzazione, la Carnia lo può fare anche attraverso la cultura e la manifattura propria della sua storia e della maestria delle donne e degli artigiani che hanno saputo fabbricare scialli e costumi, lenzuola e coperte, asciugamani e tovaglie ben intessute e decorate.
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Riprendere dopo un robusto incendio e nell’ambito di una crisi industriale non è facile. Vale per tutti e vale per la Tessitura Carnica. Ma rimettere in moto questa produzione, magari aggiungendo connotati nuovi sotto la spinta delle tecnologie e dell’innovazione, attraverso l’intervento mirato della finanza regionale e di altri operatori e nell’ambito di un nuovo impianto produttivo, che può essere reso disponibile da Carnia Industrial Park, appare un passo importante non solo per chi vive e lavora nelle aree interne. Non vanno tuttavia nascosti i silenzi sulla vicenda dei troppi attori che si occupano a diverso titolo di manifattura e che rappresentano le imprese. Un silenzio che non è limitato a questa specifica vicenda. Se allunghiamo lo sguardo, nessuno ancora ha indicato quali risultati in termini di occupazione e creazione del valore si sono determinati a fronte all’ingente trasferimento di risorse finanziarie in montagna avvenuto nel corso degli ultimi anni; né è dato sapere come questa iniezione di denaro abbia concorso ad arrestare la “frana” demografica e ad attrarre nuove imprese e persone. Tra i tanti “tavoli”, più o meno permanenti, che si registrano in Friuli Venezia Giulia forse uno specifico sulla manifattura in montagna e nelle aree interne può essere organizzato. Nel caso in questione, può essere allestito uno sulle produzioni che rappresentano storie e tradizioni locali nell’obiettivo di riprendere in mano produzioni come quella della Tessitura e riaprire laboratori ed impiegare persone che “sanno” e che “sanno fare”. L’obiettivo della riapertura della Tessitura dopo una crisi e l’incendio non è ovviamente scontato. Ma riuscire a farlo rappresenta, oggi, una scelta dove il valore simbolico si sposa con la convinzione che quanto di più autentico risiede nel territorio rappresenta un fattore concreto di riconoscibilità e competitività. Può rappresentare un esempio da imitare in altri ambiti e settori dopo che una errata interpretazione della contemporaneità li ha lasciati ai margini, e lentamente, sparire.